^{Da DVG - Il Dizionario dei Videogiochi}

Shadow of the Beast © 1992 Psygnosis / Atari per Atari Lynx.

Shadow of the Beast è un videogioco di tipo platform game sviluppato da Psygnosis e pubblicato dalla Atari nel 1992 per Atari Lynx.

Un gioco che ha fatto epoca. Il gioco in questione fu Beast (Shadow of the) ed ebbe l’effetto di una vera e propria deflagrazione atomica nel panorama un pò asfittico di quel periodo (1989). Beast riscosse difatti un successo enorme di pubblico soprattutto in virtù delle sue eccezionali qualità tecnico-estetiche: il gioco presentava una grafica a dir poco magnifica, addirittura in grado di rivaleggiare ad armi pari con i giochi da sala ad hardware dedicato, la quale scrollava in diverse direzioni in modo fluidissimo e privo del benchè minimo difetto e con in più, per i livelli all’aperto, con decine di strati differenti di parallasse!

Il gioco utilizzava inoltre (tra i primi esempi in assoluto, ed in seguito diventato di routine per i giochi Amiga) una particolare tecnica di colorazione hardware di Amiga in grado di creare bellissime sfumature di colore, per non parlare dell’elevatissimo dettaglio e definizione con cui erano disegnati i fondali di gioco e gli sprite degli innumerevoli e sempre differenti “mostri” a video (alcuni di dimensioni tali da occupare anche quasi tutto lo schermo). In questa rutilante pioggia di “meraviglie” tecniche, non poteva certo mancare un accompagnamento sonoro di qualità assoluta, una vera e propria colonna sonora musicale di stampo cinematografico, in grado di adattarsi, rallentando e accellerando nel ritmo o incupendosi opportunamente a seconda dell’ambientazione nella quale ci si trovava e contribuendo ad immergere ancora più profondamente il giocatore nell’ evocativa atmosfera da mondo fantastico sospeso nel tempo e lontano nello spazio, generata dalla grafica superlativa!

Insomma, mai prima di allora si era visto e sentito nulla di simile sui nostri schermi casalinghi. Ovviamente le suddette straordinarie caratteristiche estetiche fecero passare un pò in secondo piano l’aspetto relativo al gameplay di Beast. Molti utenti Amiga addirittura comprarono il gioco solo per farne sfoggio agli amici che non la possedevano, quasi come se si trattase di una “tech demo”! In ogni caso l’opera di Reflection (Martin Edmonson e Paul Howarth) era altrettanto buona anche a livello di pura giocabilità, trattandosi di un ottimo arcade adventure con alcune innovative idee e colpi di classe anche a livello di game design (quale ad esempio il livello in puro stile sparatutto nella parte finale del gioco) e si sarebbe davvero potuto parlare di gioco dalla qualità “assoluta” se non fosse stato per il non perfetto bilanciamento del livello di difficoltà. Infatti il gioco, già abbastanza ostico nei suoi livelli iniziali, diventava pressocchè impossibile nelle sua parte finale con un impennata esponenziale e brutale delle insidie e dei nemici; cosa questa che data l’esigua quantità di energia vitale a nostra disposizione (appena 12 misere unità) e la mancanza assoluta sia di punti di salvataggio (ancora ben al di la da venire) sia di possibilità di continuare il gioco dal punto in cui si era deceduti (e questo accadeva spessissimo anche nei primi livelli!), provocava ben presto frustrazione e sconforto nel giocatore. In ogni caso ci si chiedeva sempre chissà quali altre meraviglie grafico-sonore ci si era persi e si ricominciava sempre daccapo, spesso anche solo per godersi il meraviglioso fondale multi-parallattico del primo livello e la sua musica straordinaria. In definitiva Beast nel bene (le sue indubbie doti tecnico-estetiche) e nel male (la sua spietata difficoltà) fu un gioco che segnò davvero un epoca. Vediamo in breve la versione per il piccolo di casa Atari:

Assolutamente ottimo.

L’adattamento ad opera di Digital Developments del capolavoro Amiga sul grande (e sfortunato) portatile a colori di casa Atari rappresenta davvero una delle versioni migliori di Beast. Non solo l’impianto generale del gioco è stato sapientemente ritoccato in modo da arricchirne la parte arcade, avvicinandola quasi ad un platform in alcune sezioni, ma anche la parte adventure risulta esaltata con l’introduzione di nuovi enigmi e puzzle da risolvere (un pò come è avvenuto per la versione Master System / Game Gear), ma addirittura il tutto è stato fatto conservando una certa “sontuosità” a livello grafico / sonoro (ovviamente fatte le debite proporzioni).

Tutto è stato mantenuto in questa piccola cartuccia silicea, i fondali in parallasse scorrono via fluidi senza la minima incertezza, il gioco offre una sfida ardua (ma non impossibile) grazie ad un'ottima calibrazione della difficoltà (decisamente migliorata rispetto alle versioni per computer a 16-bit), che all'inizio potrà scoraggiare i meno pratici, ma che poi, con un pò d'allenamento, tutto risulterà più semplice ed immediato. Potrete usufruire, una volta passati a miglior vita, della ripresa di gioco grazie all'opzione “continue”, che potrete sfruttare per ben tre volte, e l'impressione finale, considerando anche che i motivetti acustici suonano in maniera vigorosa e per nulla noiosa, è di un prodotto curato sotto ogni aspetto.

Davvero una dimostrazione di forza superlativa per il portatile Atari e un ulteriore motivo di rammarico per la scellerata politica di gestione della console da parte di Atari stessa che, alla fine, ne ha decretato la prematura scomparsa.

• Shadow of the Beast (Amstrad CPC)

• Shadow of the Beast (Commodore Amiga)

• Scarica Shadow of the Beast per Lynx