LASERDISC

Da DVG - Il Dizionario dei Videogiochi


Il Laserdisc, nato agli inizi degli anni Settanta del XX secolo, è il primo standard di videoregistrazione su disco ottico.

Alla vista consiste in un disco di materiali plastici simili a quelli di un Compact Disc dal quale differisce nelle maggiori dimensioni paragonabili a quelle di un disco in vinile a 33 giri.

Il Laserdisc, nonostante il sistema di lettura molto simile a quello dei compact disc possa far credere il contrario, contiene i dati video in formato analogico e non numerico (digitale) e più tracce audio in formato analogico e digitale. La qualità del formato è molto elevata, dal momento che il video viene modulato in frequenza e registrato così com'è, senza alcuna forma di compressione: questo permette una qualità del video composito identica a quella di un videoregistratore di classe broadcast.


Laserdisc (a sinistra) a confronto con un DVD (a destra)


Esistono due tipologie:

  • CLV (Constant Linear Velocity): può contenere più dati, ma non consente la moviola e il fermo-immagine.
  • CAV (Constant Angular Velocity): comprende quelle opzioni che non sono consentite dal CLV, ma al costo di offrire dimensioni ridotte.

Un Laserdisc può essere registrato su entrambi i lati ed è in grado di contenere circa 50 minuti di video a lato.

Il video era registrato nei diversi formati video PAL, per l'Europa, ed NTSC (per il resto del mondo in massima parte Stati Uniti e Giappone) con i diversi “aspect-ratio” tipici della cinematografia.

L'audio è immagazzinato in diversi formati sia analogici che digitali. Tra quelli digitali il Pulse Code Modulation 16 bit a 44.1Khz (come il CD), il Dolby Digital immagazzinato sul supporto in modulazione di frequenza e detto AC-3 RF, differente e meno compresso di quello del DVD, ed il DTS (unicamente a bitrate intero e non dimezzato come quello usualmente presente nei DVD).

Il formato ha avuto una scarsa diffusione in Europa, probabilmente a causa degli elevati costi di realizzazione e di distribuzione.

Storia

La tecnologia sottostante il Laserdisc fu inventata da David Paul Gregg nel 1958 nell'ambito del Progetto Refletive Optical Videodisc System della Gauss Inc..

Durante gli anni '60, la MCA cercò di trovare una soluzione per rendere redditizi i film che teneva in magazzino. Il progetto della Gauss andava in quella direzione e per questo motivo l'impresa cinematografica acquisì la società di ricerca e i relativi brevetti. Nel 1969 ridenominò il sistema con il termine Disco-Vision.

Nel 1972 avvenne la prima presentazione. Quasi contemporaneamente la Philips presentò un proprio progetto di supporto ottico rivolto alla produzione cinematografica, il Video Long Player (VLP), il quale sarebbe stato letto da un riproduttore denominato Magnavision. Successivamente, tecnici e legali delle due società si incontrarono e si arrivò alla decisione di unire gli sforzi per produrre un unico sistema. Secondo l'accordo, la MCA avrebbe messo a disposizione i suoi magazzini e prodotto i dischi attraverso la sua controllata MCA DiscoVision, mentre la Philips avrebbe sviluppato il riproduttore.

Il 13 dicembre del 1978, presso la sala da ballo del Regency Hotel di New York, avvenne la prima presentazione del Discovision e del suo primo lettore, il Magnavox Magnavision VH-8000 della Philips. Pochi giorni dopo, esattamente il 15 dicembre, tre negozi di elettronica di Atlanta ebbero l'onore di poter vendere i primi esemplari di DiscoVision e di Magnavision. Nonostante fossero passati sei anni dalla prima presentazione da parte della MCA, il progetto nasceva con un difetto principale: quello di essere uscito dopo molta attesa e con una tecnologia troppo avanzata. Il risultato fu che il numero di lettori a disposizione era troppo basso rispetto alla domanda, come è dimostrabile dalle vendite del primo giorno in cui i 25 lettori vennero venduti senza problemi (a 745 Dollari di allora). I primi DiscoVision non funzionavano correttamente e le due imprese si accusarono reciprocamente. La MCA accusò la Philips di applicare restrizioni eccessive allo standard DiscoVision e suggerì alla società olandese di rendere il suo lettore più tollerante alle specifiche. La Philips, allo stesso modo, ribatté che il Magnavision era rispettoso degli standard e che il problema era dato dai dischi di scadente qualità prodotti dalla MCA. Il rapporto fra le due società si incrinò agli inizi del 1979, quando uscì sul mercato il riproduttore della Pioneer.

Già nel 1977 la MCA aveva iniziato a pensare anche al mercato giapponese e aveva avviato trattative con la Pioneer Electronics allo scopo di far produrre loro un lettore DiscoVision, denominato Laser VideoDisc (da cui LaserDisc). Quando uscì sul mercato giapponese il primo lettore DiscoVision della Pioneer, il PR-7820, la sua caratteristica principale era quella di leggere senza difficoltà i Discovision prodotti dalla MCA, mostrandone per inciso la loro scadente qualità. Con lo scopo di aiutare le vendite di dischi sul mercato statunitense, in difficoltà per la casualità con cui ogni titolo poteva essere riprodotto su Magnavision, la Pioneer lanciò un nuovo riproduttore DiscoVision, il VH-1000.

La Philips, che in collaborazione con la Sony stava applicando le tecnologie laser al progetto Compact Disc, dopo aver contestato la MCA per avere concesso alla Pioneer le specifiche DiscoVision, ridusse il proprio impegno in quel mercato e sparì agli inizi degli anni '80, non prima di aver tentato di rilanciare la linea di produzione con una nuova versione del Magnavision, la VH-8005, che utilizzava un telecomando. La perdita secca che la Philips ricevette dal progetto fu in parte compensata dai numerosi brevetti che la società godeva nell'ambito della produzione dei dischi ottici, molti dei quali sono gravati sui DVD per un certo periodo.

Durante il 1979, sulla base di accordi con gli altri studi di produzione, la MCA iniziò a distribuire i loro film con la dicitura MCA DiscoVision. Per evitare che la MCA potesse essere considerata casa di produzione di tutti i film in Discovision, gli studios ricorsero a diversi stratagemmi, il più semplice dei quali era specificare la distinzione fra produttore e distributore in Discovision. Un film prodotto dalla Warner veniva etichettato come Warner Bros on MCA DiscoVision.

Nei due anni successivi i due lettori della Pioneer riscossero un notevole successo tant'è che il sistema rapidamente fu identificato come LaserDisc, piuttosto che come DiscoVision. Nel 1981, la MCA si adeguò etichettando la propria produzione come MCA Laserdisc. Quando la società venne acquistata dalla Universal, quest'ultima aggiunse il proprio nome alla etichettatura che pertanto divenne MCA-Universal Laserdisc. La Universal non cambiò soltanto l'etichettatura, ma cercò di migliorare la qualità del prodotto eliminando il pan & scan, che fino a quel momento aveva caratterizzato quasi tutti i titoli in Laserdisc, e inserendo tracce audio in digitale.

Nel corso del 1980, MCA e IBM unirono i propri sforzi nella Discovision Associates (da notare la mancanza della V maiuscola in Discovision) che ebbe il compito di sostituire la MCA DiscoVision nella produzione degli MCA Discovision (poi MCA Laserdisc). Purtroppo anche la nuova società non parve in grado di offrire la qualità e la quantità necessaria a rendere il Laserdisc un investimento produttivo e pertanto chiuse alla fine del 1981. La Pioneer acquisì dalla Discovision Associates gli impianti di produzione di dischi.

A metà degli anni Ottanta, la società giapponese assunse il pieno controllo del mercato, sia di dischi sia di riproduttori, acquisendo i diritti di produzione dei primi dalla Universal. Alla Philips e alla società cinematografica rimasero alcuni brevetti sul formato dei dischi. Nel 1989, la Pioneer acquistò i brevetti della società olandese che gravavano sul Laserdisc.

L'uscita del più versatile ed economico DVD a metà degli anni '90 ha portato alla progressiva uscita di scena della più costosa e complessa tecnologia del Laserdisc. Molte caratteristiche “particolari” nate con il Laserdisc, come la presenza di molteplici lingue, dei sottotitoli, dei commenti audio, di materiale addizionale e di gallerie di immagini hanno influenzato il modo odierno di realizzare le “special edition” dei DVD.

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